PUGLIA, ARRIVA IL CANONE UNICO AMMAZZAIMPRESE

di Savino Montaruli



Il “caso Carovigno” in Puglia è stato uno dei primi segnali di quanto preoccupante sia la situazione con la reintroduzione dei pagamenti per l’occupazione di suolo pubblico nei mercati. Un caso “limite” quello del comune salentino dove l’introduzione del nuovo Canone Unico Patrimoniale, in sostituzione di Tosap o Cosap, ha sollevato la protesta collettiva degli ambulanti che si sono visti richiedere pagamenti per importi moltiplicati per oltre sette volte quindi un aumento del 700% rispetto a quanto pagato precedentemente per una minima occupazione che oggi arriva a costare fino a 5mila euro l’anno. Una situazione che troverebbe le sue ragioni nel fatto che l’amministrazione comunale, alla quale poi è subentrato un Commissario Straordinario, aveva dichiarato il pre dissesto finanziario presentando alla Corte dei Conti un Piano di Rientro ricomprendente somme enormemente maggiorate in relazione alla tassazione locale. Una condizione simile a quella di tanti altri comuni della Puglia in pre dissesto o dissesto finanziario. In verità già a novembre 2021, in previsione dell’entrata in vigore del C.U.P., dopo l’esenzione governativa per tale anno, erano stati i sindacalisti pugliesi ad esternare la fortissima preoccupazione che i comuni potessero stravolgere quanto espressamente previsto dalla legge 27 dicembre 2019, n. 160, aumentando gli importi tariffari con coefficienti di maggiorazione, come accaduto già in molti comuni. Lo scorso 31 gennaio, con la risoluzione nr. 1/DF, è stato il Ministero dell’Economia e delle Finanze - Direzione Legislazione Tributaria e Federalismo Fiscale, ad emanare un chiarimento che, di fatto ed in sostanza, ribadiva esattamente quanto esplicitato dai rappresentanti di categoria. Infatti il Ministero testualmente scrive: “... numerosi comuni hanno introdotto, per la determinazione delle tariffe relative all’applicazione del canone patrimoniale di cui all’art. 1, comma 837 della legge 27 dicembre 2019, n. 160, coefficienti moltiplicatori delle tariffe per le occupazioni di cui ai commi 841 e 842, coefficienti moltiplicatori delle tariffe in base al valore economico della strada o piazza in cui si svolge l’occupazione e coefficienti moltiplicatori delle tariffe per il presunto sacrificio economico imposto alla collettività”. “ .... L’ente locale, nella determinazione delle tariffe, deve tenere conto di quanto disposto dall’art. 1, comma 840 della legge n. 160 del 2019, secondo il quale il canone in questione è determinato in base alla durata, alla tipologia, alla superficie dell'occupazione espressa in metri quadrati e alla zona del territorio in cui viene effettuata”. “.. Ed invero, detto comma dispone che i comuni e le città metropolitane applicano le tariffe di cui al comma 842 frazionate per ore, fino a un massimo di 9, in relazione all'orario effettivo, in ragione della superficie occupata e possono prevedere riduzioni, fino all'azzeramento del canone di cui al comma 837, esenzioni e aumenti nella misura massima del 25 per cento delle medesime tariffe”. “...Per le occupazioni nei mercati che si svolgono con carattere ricorrente e con cadenza settimanale è applicata una riduzione dal 30 al 40 per cento sul canone complessivamente determinato secondo i principi appena delineati”. “...Pertanto, alla luce di quanto appena enucleato dall’esame della disciplina del canone unico patrimoniale sulle aree destinate a mercati e al fine di soddisfare le richieste pervenute, si deve concludere che la piena autonomia regolamentare dell’ente locale in materia deve essere esercitata nel rispetto delle norme appena illustrate, per cui l’individuazione di “coefficienti moltiplicatori” per la determinazione del canone per le occupazioni di carattere temporaneo è legittima solo se effettuata nel rispetto dei limiti espressamente previsti dal citato comma 843”.

“I contenuti della risoluzione ministeriale sono chiari e non lasciano spazio ad equivoci. Tutti quei comuni che hanno già deliberato i Regolamenti sull’applicazione del C.U.P. e che non abbiano tenuto conto delle limitazioni di legge e del divieto di maggiorazioni in contrasto con quanto previsto dal comma 843, si attivino affinché venga ristabilito il corretto rispetto della legge evitando speculazioni che significherebbe ammazzare definitivamente il commercio ambulante in Puglia. Siamo altresì preoccupati per le Manifestazioni fieristiche e Feste Patronali che già stanno facendo registrare richieste di pagamenti assolutamente insostenibili che stiamo già contrastando” concludono.

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