ANDRIA, ARRIVA IL CANONE UNICO PATRIMONIALE. AMBULANTI E PUBBLICI ESERCENTI TERRORIZZATI

di Savino Montaruli



All’interno del mercato settimanale di Andria, lunedì scorso, ma anche nei bar, pizzerie, ristoranti, pubblici esercizi e tutte le attività che occupano aree pubbliche all’esterno dei locali non si parla d’altro: “quanto ci costerà il canone unico patrimoniale reintrodotto dopo le esenzioni fino al 31 marzo scorso?”. Una domanda alla quale non arrivano risposte da parte dell’Ente che deve incassare cioè il comune in condizione di predissesto finanziario quindi svincolato da parametri e limiti negli aumenti e rimodulazioni, almeno fino ad un certo punto. I commercianti quindi vogliono capire per decidere del futuro delle loro imprese. A gennaio scorso erano stati i rappresentanti delle associazioni dei commercianti a sollevare la delicatissima questione, incontrando il funzionario del Settore Finanze del comune federiciano. Oggi che l’esenzione è terminata e si dovrà fare i conti con il conto salato dichiarano: “nessun confronto con l’amministrazione comunale nonostante la delicatezza della tematica tributi; nessuna concertazione sul nuovo regolamento comunale e nessuna iniziativa istituzionale. Capiamo le difficoltà politiche e di rapporti che l’amministrazione Bruno sta vivendo in una città paralizzata, bloccata, praticamente confusa ma le imprese non possono aspettare e chiedono risposte, le pretendono perché doverose. Abbiamo incontrato l’amministrazione comunale ed abbiamo deciso la proroga delle autorizzazioni di suolo pubblico con dehors ma sui pagamenti nessuna risposta, nessun confronto. I 580 ambulanti del mercato di Andria, di fronte alla reintroduzione del canone di occupazione suolo pubblico che potrebbe costare molte centinaia di euro, sarebbero pronti anche a lasciare quei posteggi in un mercato portato allo sbando totale, tra i peggiori di Puglia dopo esserne stato, nei decenni, il fiore all’occhiello. L’assenza di interventi, di soluzioni a portata di mano, la sciatteria hanno causato quella fine infausta. Per i pubblici esercenti, invece, la questione si fa ancor più delicata in quanto il canone di occupazione di suolo pubblici esterno ai locali si sommerebbe alle tante migliaia di euro che già ciascuno di loro paga per la tassa rifiuti la cui entità è davvero insopportabile. Una situazione esplosiva, dunque, che va affrontata, che avrebbe dovuto essere affrontata già da tempo come da noi richiesto. Se a Palazzo San Francesco litigassero di meno, anche se non si vede dall’esterno, e si dedicassero di più a capire cosa vogliono farne di una città abbandonata a se stessa, senza prospettive, che sta perdendo occasioni storiche e che non ha ancora mosso un solo dito per dotarsi di tutti gli strumenti di programmazione ed operativi di cui necessita, forse potremmo essere ancora in tempo per recuperare ma se l’andazzo dovesse continuare ad essere quello che abbiamo già visto e constatato finora allora davvero vorrà dire che il biglietto che hanno venduto era per vedere un altro film” – hanno concluso

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